Brigadier Jerry, la Voce "Culture" del Dancehall

Brigadier Jerry: La Voce “Culture” Nella Golden Era Del Dancehall

Negli anni ‘70 e ‘80, nella musica dancehall emersero due stili dominanti, ognuno rappresentante una visione del mondo distinta: “Culture” e “Slackness”.

Brigadier Jerry – photo by Brian Jahn
Brigadier Jerry – photo by Brian Jahn

Lo Slackness era noto per i suoi testi audaci, spesso espliciti o trattanti temi considerati tabù. Questo stile non era del tutto nuovo; la Giamaica aveva una lunga storia di testi provocatori, già presenti in generi come il Mento, lo Ska e il Rocksteady.

Artisti come Lord Creator, Prince Buster, Max Romeo e Lee Perry, conosciuti per i loro contenuti audaci, contribuirono a definire la popolarità dello Slackness. Questo stile era spesso caratterizzato da umorismo, realismo e, a volte, provocazione, risuonando con il pubblico per il suo approccio crudo e spesso diretto alla vita quotidiana.

Al contrario, lo stile Culture rappresentava una posizione più riflessiva, spirituale e moralistica. Brigadier Jerry (vero nome Robert Rusell, nato il 28 Settembre 1957 a Kingston) era la figura più rappresentativa di questo movimento, noto per il suo stile lirico unico che univa la musica tradizionale della chiesa ai ritmi dancehall.

Anche se U-Roy era stato il più grande influente della dancehall, Brigadier Jerry guadagnò rapidamente rispetto e fama per le sue potenti esibizioni e i suoi messaggi lirici, diventando uno dei deejay più significativi della dancehall.

Nato in una famiglia di quindici figli, Brigadier crebbe in un ambiente religioso, dato che suo padre era un predicatore. Questa educazione influenzò il suo stile musicale, che spesso incorporava inni e elementi gospel, uno suo stile definito “revival style.”

Secondo il deejay Sassafrass, le radici del reggae erano legate alla musica della chiesa, riferendosi in particolare alla tradizione della chiesa revivalista Pocomania, diffusa nelle campagne giamaicane.

Brigadier Jerry – photo from last.fm
Brigadier Jerry – photo from last.fm

Queste chiese di stile revival erano sempre state parte del panorama spirituale della Giamaica ma ricevettero nuovo fervore con il Grande Risveglio (great revival) del 1861, che infuse elementi culturali africani nel culto religioso. Col tempo, il movimento si sviluppò in due rami, Pocomania e Zion, ciascuno con pratiche uniche.

I seguaci di queste chiese, a volte chiamati “Wrap-heads” per i loro caratteristici copricapi, incorporavano tamburi e canti nei loro servizi. Queste canzoni e ritmi gettarono le basi per molti canti Nyabinghi Rastafariani, adattati con parole come “Heaven” che divenne “Zion” e “God” che divenne “Jah,” riflettendo la spiritualità Rasta.

Per anni, Brigadier Jerry fu l’artista di riferimento per il sound-system Jah Love Music, fondato dai Twelve Tribes Of Israel, un gruppo Rastafariano fondato nel 1968 da Vernon Carrington (conosciuto anche come Gadman o The Prophet Gad) per diffondere le loro credenze religiose attraverso la dancehall.

I Twelve Tribes Of Israel avevano una visione distinta del Rastafarianesimo, mescolandola con elementi cristiani come la lettura quotidiana di un capitolo della Bibbia e credendo in Haile Selassie come incarnazione terrena di Cristo. A differenza di altri gruppi Rastafariani, non richiedevano ai membri di portare dreadlocks.

Brigadier Jerry – photo from last.fm
Brigadier Jerry – photo from last.fm

I Twelve Tribes Of Israel erano adatti ad un pubblico più istruito e di classe media, attirando numerosi artisti reggae come Dennis Brown e Freddie McGregor. Il loro motto includeva l’incoraggiamento biblico a “lodare il Signore (Jah) nella danza,” un richiamo che seguirono creando un sound system che univa fede e cultura dancehall.

I Twelve Tribes Of Israel credevano in un futuro evento in cui 144.000 fedeli – 12.000 per ciascuna delle dodici tribù di Israele, rappresentanti ciascun mese dell’anno – sarebbero stati scelti per fare ritorno in Africa. Durante le sue esibizioni, Brigadier Jerry faceva spesso riferimento a queste tribù, un cenno alla filosofia delle Twelve Tribes Of Israel e all’identità Rastafariana, elencando ogni tribù in ordine nelle sue canzoni. Il suo stile trovava una profonda connessione con il pubblico, unendo la dancehall alla cultura Rastafariana con un richiamo universale.

Brigadier Jerry registrò diversi brani e un album, Jamaica Jamaica, ma le sue esibizioni dal vivo rimasero ineguagliabili per energia e testi improvvisati. Sul palco, metteva l’anima in ogni parola, diventando uno dei deejay più ammirati e imitati nella scena dancehall. Attraverso le sue potenti esibizioni, Brigadier mantenne vivo lo spirito della “Culture” anche mentre la “Slackness” continuava a dominare il panorama della dancehall.

“If anyone asks you what’s going on, tell them you’ve been baptized in the blood and sacrifice of Jah Jah. [Brigadier Jerry]

Fonte: The Rise of Jamaican Dancehall Culture by Beth Lesser

Foto di copertina da jamaicans.com

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