Flying Cymbals: l'iconico Ritmo Reggae Degli Anni '70
Flying Cymbals made famous by Bunny Lee and King Tubby

Flying Cymbals: l’iconico ritmo reggae degli anni ’70

I “flying cymbals” di Bunny Lee dominarono le classifiche e le Dancehall durante il 1974 e il 1975. Le Dancehall erano i grandi spazi al chiuso o all’aperto dove i DJ installavano i sound system e la gente si ritrovava per ballare la musica in Giamaica.

Ma cosa sono i flying cymbals?

Nel reggae, lo stile dei flying cymbals (anche detto flyers rhythms) è caratterizzato da un distintivo e rapido pattern di charleston (piatti hi-hat) che imita il suono di un piatto che vola nell’aria. Infatti, la traduzione letterale è “piatti volanti”.

È diventato un elemento caratteristico di produttori come Bunny “Striker” Lee e ha plasmato in modo significativo il reggae negli anni ’70 e i primi suoni del genere dancehall.

I flying cymbals aggiungevano un ritmo unico e trascinante che lo differenziava dai tradizionali stili one-drop e rockers del reggae.

Lo stile è diventato popolare a metà degli anni ’70 grazie al batterista Carlton “Santa” Davis del gruppo Soul Syndicate. Lui si era stato ispirato ai modelli di charleston della musica funk americana, in particolare da quelli del batterista Earl Young dei Philly Soul.

Fu il produttore Bunny “Striker” Lee a rendere famosi i flyers rhythms, a cominciare dall’interpretazione di Johnny Clarke di “None Shall Escape The Judgement” di Earl Zero.

Ma il “sibilo” del charleston era già presente qualche anno prima nella musica giamaicana degli Skatalites. E, come dichiarò lo stesso Bunny Lee, Sly Dunbar lo aveva usato nella canzone del 1973 “Here I Am (Come and Take Me)” di Al Brown & Skin Flesh and Bones.

Bunny Lee spiegò che il nome derivava dalle ali di pollo (“flyers”) che lui amava mangiare in studio durante le sessioni di registrazione:

“Sì… prendevo il Kentucky Fried Chicken e quando arrivava mi dicevano: ‘ecco i flyers per Striker’, intendendo le ali di pollo che adoravo”.

– Bunny ‘Striker’ Lee

In un’intervista con factmag.com, Carlton “Santa” Davis ha raccontato come, tra una sessione e l’altra in cui suonava il nuovo ritmo e i musicisti si fermavano a mangiare le ali di pollo, cominciò a sentire la gente dire: “Amico, ho sentito quel flying cymbal che hai suonato!”

“Bunny Lee li chiamava flying cymbals perché mangiavamo molto pollo. Dicevamo: ‘Mangiamo dei flyers.’ […] Poi all’improvviso, tutti volevano quel suono in una canzone. Mi hanno bombardato per tutto quel periodo e mi ero stufato a dire il vero. Mi dicevo: ‘Tutta la musica non può avere lo stesso suono tsh tsh tsh ‘ – ma mi pagavano, i soldi servivano, quindi non avevo scelta. L’ho suonato in molte canzoni e tutti dicevano: ‘Santa Davis e il suo flying cymbal’. Ma non ne ho mai rivendicato la proprietà. È solo che l’ho suonato al momento giusto ed è diventato qualcosa.”

– Carlton “Santa” Davis

Così, Santa Davis venne associato ai flying cymbals, proprio come Sly Dunbar lo sarebbe stato con i double-drum “rockers” dalla metà alla fine degli anni ’70, e Style Scott con il pesante rub-a-dub dei primi anni 80.

Per tutto il periodo 1974-75, i flying cymbals di Striker dominarono la scena locale. Ad esempio, King Tubby lanciò tre album dub che mettevano in mostra i flyers rhythms: “King Tubby The Dub Master Presents The Roots Of Dub”, “King Tubby The Dub Master Presents Dub From The Roots”, e “Brass Rockers: Bunny Lee & King Tubby Present Tommy McCook & The Aggrovators”.

Fonti:
Carlton ‘Santa’ Davis on “flying cymbals”, King Tubby and reggae’s evolution By Angus Taylor on factmag.com
Bunny ‘Striker’ Lee by Noel Hawks on thewire.co.uk

Immagine di copertina “Bunny Lee & King Tubby con Waterhouse Posse (fotografo sconosciuto)” da reggae-vibes.com

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